Alla scoperta della Puglia -Prima Parte
febbraio 27, 2018
"Ho cominciato a frequentare Lecce poco alla volta, mi
portavano in giro a vedere dei posti, conoscevo le persone e
così ho finito per innamorarmi dei leccesi e della città. "
(Ferzan Özpetek)
portavano in giro a vedere dei posti, conoscevo le persone e
così ho finito per innamorarmi dei leccesi e della città. "
(Ferzan Özpetek)
Nei Vicoli di Lecce:
17 Febbraio 2018:
il mio primo Blog Tour nel Salento;immaginate lo stupore e l'adrenalina nell'affrontare al meglio questo mio viaggio con blogger mai conosciuti, e soprattutto dettato da attimi che fanno fatica a descriversi perchè insolitamente, chi non conosci davvero sarà colui che riuscirà a capirti meglio!
Lecce ha rappresentato per me, la vita innamorata: i suoi profumi mattutini, la gente che passeggia in bici, i bambini che corrono per i vicoli e le vecchiette che tornano dai loro orti e dispongono il menù del pranzo; la meraviglia di un sole che tramonta ed io che sono infatuato dell'antichità delle chiese, delle piazze,di un portone che scricchiola appena aperto,i lampioni che seducono i muri ornati di magnifici balconi e fiori primaverili che offrono al sole un motivo in più per splendere.
Non è anche questa meraviglia?
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Palazzo Marchesale:
Il toponimo è di provenienza bizantina, con chiaro riferimento all'uva e ai vigneti che sorgevano su questo luogo. Pare derivi dal greco "Botruomai" che significa produrre grappoli d'uva. Potrebbe derivare anche da "Botruoduros" (che ha delle uve)
La bellezza di chi affronta il tempo sorridendo, di chi si porta gli anni con garbo e gentilezza , e chi sa preservare il sentimento di amicizia rendendolo unico e sopratutto eterno: Addolorata e Antonietta sono state per me l'esempio lampante di semplicità e fascino allo stesso tempo, due chiacchiere con loro e la vita mi è sembrata ancor più meravigliosa, tipica e soprattutto pazzesca,specie se dopo ogni discesa,siamo stati capaci di risalire più forti di prima.
Che vita sarebbe senza qualche intoppo?
MONOTONA,PRIVA DI SENSO!
Chiesa dello Spirito Santo:
La chiesa madre dello Spirito Santo, sede dell'omonima parrocchia, risale alla fine del XVI secolo. Il primo nucleo dell'attuale struttura fu edificato intorno al 1578 abbattendo una preesistente cappella dedicata a San Rocco. Si trattava di una modesta costruzione dotata di soli tre altari. Nel 1656, anno della peste, fu costruito l'altare di Sant'Oronzo, patrono del paese.
L'attuale chiesa si presenta con strutture murarie realizzate in epoche diverse. Fu radicalmente ristrutturata e ampliata nel corso del Settecento; l'interno assunse un impianto basilicale a tre navate a croce latina, venne realizzata un'esuberante decorazione in stucco e furono costruiti altari in stile barocco. Nel 1838 il numero degli altari fu portato a nove. Aggiunte ed ampliamenti ulteriori si effettuarono sino alla seconda metà del XX secolo. Nel 1958 si eseguirono i lavori di rifacimento della facciata, mentre al 1967 è datato l'ultimo intervento decorativo che riguardò le volte della crociera.
L'interno, scandito da arcate a tutto sesto, ospita nella navata sinistra gli altari della Madonna del Carmine e della Sacra Famiglia, nel transetto sinistro gli altari dell'Immacolata e della Madonna del Buon Consiglio, nel transetto destro gli altari di San Francesco di Paola e di Sant'Oronzo, nella navata destra gli altari di Sant'Anna e di San Donato. Nel presbiterio, oltre al policromo altare maggiore della fine del XVIII secolo, è presente un organo costruito verso il 1910 dalla ditta Francesco Mascia di Napoli.
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Chiesa Madonna di Costantinopoli:
La chiesa della Madonna di Costantinopoli, costruita per volontà del feudatario Tarquino Maramonte, sorse verso la fine del XVI secolo insieme all'attiguo convento degli Agostiniani. Questi rimasero a Botrugno per soli tre anni e nell'anno 1600 vi subentrarono al loro posto i Frati Minori Osservanti. Il convento, soppresso nel 1866, fu dapprima destinato ad ospitare le scuole elementari e in seguito venduto a privati (1895) e trasformato in civile abitazione.
La facciata, coronata da un timpano spezzato e dalle statue di Sant'Antonio da Padova e di Santa Chiara, è delimitata da tre alte paraste che anticipano la suddivisione interna in due navate. Il portale tardomanierista, posto in asse con un rettangolare finestrone, è sormontato dalla scultura di una figura angelica che sorregge uno scudo quadripartito. L'interno ha i caratteri tipici di una chiesa conventuale francescana; possiede una pianta a doppia navata anche se la minore è suddivisa in tre cappelle non comunicanti. Sul lato sinistro si aprono le cappelle con relativi altari dedicati a San Michele Arcangelo, a San Francesco d'Assisi e a Sant'Antonio da Padova, mentre sul lato destro sono ospitati gli altari di San Domenico di Guzmán, dell'Immacolata e del Perdono di Assisi. Sull'altare maggiore è collocato un blocco monolitico in pietra su cui è dipinto un trecentesco affresco bizantino della Madonna di Costantinopoli (Odigitria) con il Bambino Gesù che benedice secondo il rito greco. La chiesa custodisce inoltre il sarcofago di Raffaele Maramonte, insigne guerriero, con la data 1596.
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Il Museo Civico delle Forze Armate:
Il Museo Civico delle Forze Armate è allestito all'interno del palazzo marchesale e comprende una sezione dedicata alla seconda guerra mondiale, una alla marina e una all'esercito, all'aeronautica e all'arma dei Carabinieri.
Nello stesso palazzo marchesale è allestito il museo-storia della lametta da barba.
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Il Borgo:
Qui siamo a Poggiardo un piccolo borgo, a pochi passi da Botrugno in cui regna la tranquillità più assoluta e in cui ho affidato tutte le mie insicurezze e dubbi del momento;
tra una risata insensata, una tisana notturna, il piatto di Sagne fatte in casa, un buon calice di vino ho ritrovato un senso di familiarità molto forte e potente: ho conosciuto il mio social team, e da allora è stato amore a prima vista; Emozioni uniche e indimenticabili <3
Rosanna:
Perderei ore e ore a parlare di lei, la mamma di tutti:
le coccole ad ora di pranzo tra un piatto di orecchiette e cime di rapa, tra una polpetta al sugo e la mozzarella fresca, un miscuglio di emozioni che raffiorano nella mia mente facendomi sentire privilegiato e soprattutto fortunato di averla conosciuta;
Unica nella sua cucina in cui domina la passione la tradizione grazie a sua mamma che con la farina di grano duro, a tavola compiva miracoli ultraterreni;
ringrazierò tutta la vita Rosanna per aver accresciuto in me la stima , e l'amore per la cucina e soprattutto per avermi convinto sempre di più che i profumi, i ricordi, i balli e le tradizioni del proprio paese sono patrimonio eterno delle nostre sensazioni e del nostro umore.
Non esiste vista migliore del guardare sempre prima dentro noi stessi <3
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Il nome potrebbe riflettere il culto per San Cassiano che, secondo la tradizione, provenendo da Oriente e diretto ad Imola, di cui ne divenne vescovo, fece sosta intorno alla fine del III secolo nel luogo in cui è sorto l'attuale centro.
San Cassiano nasce presumibilmente intorno al 1033 in seguito alla distruzione della cittadina di Muro Leccese ad opera dei Saraceni. Gli scampati al saccheggio si dispersero nel territorio circostante creando nuovi villaggi come Giuggianello e Sanarica. Un gruppo di questi trovarono rifugio nel piccolissimo agglomerato già esistente vicino alla cripta basiliana della Madonna della Consolazione databile tra il IX e il X secolo.
In epoca normanna, il casale fu aggregato da Tancredi d'Altavilla alla Contea di Lecce dalla quale passò al Principato di Taranto, dopo l'acquisto fatto da Raimondello Orsini del Balzo nel 1398. Nel XV secolo, la contessa di Lecce Maria d'Enghien, concesse il feudo di San Cassiano al suo consigliere Agostino Guarini. I Guarini rimasero nel possesso del casale fino al 1532, anno in cui il barone Marco Antonio Guarini, avendo aderito alla seconda congiura dei baroni napoletani contro la corona, una volta fallita la congiura, fu spogliato del feudo di San Cassiano che venne, così, assegnato a Ludovico Peschin. Nel 1556 i Peschin vendettero il feudo ad Umberto Squarcifico il cui possesso non durò a lungo perché, con l'ultimo degli Squarcifico, Giulio Cesare, e probabilmente anche per mancanza di eredi, il feudo fu devoluto nel 1569 alla Regia Corte.
Vent'anni più tardi, nel 1589, la Regia Corte vendette il feudo di San Cassiano a Vittoria Doria, marchesa di Galatone, che lo conservò sino al 1602, anno in cui lo vendette a Vincenzo Antonio Panza. Da questi, qualche anno dopo e probabilmente per via di successione, il feudo passò a Margherita Francone, verosimilmente parente o nipote del Panza, e moglie di Alfonso Mosco barone di Melpignano il quale, alla morte della Francone nel 1607, ereditò da questa il feudo di San Cassiano. Nel 1620 Alfonso Mosco vendette a Giovan Battista Lubelli. I Lubelli detennero il feudo per lungo tempo sino al 1747. Ultimi feudatari furono i Frisari i quali nel 1755 ottennero su San Cassiano il titolo di Conti. Essi rimasero sino all'eversione della feudalità avvenuta nel 1808
Unito al comune di Nociglia assieme a Botrugno, San Cassiano ottenne l'autonomia comunale il 5 maggio 1975
Il Frantoio Ipogeo:
Molto interessante l'approccio avuto alla degustazione dell'olio lampante e l'olio extra vergine d'oliva;
Cosa è l’olio lampante?
Dopo la frangitura, l’olio viene suddiviso in tre categorie merceologiche in base alle sue caratteristiche qualitative.
Se non ha difetti e ha acidità inferiore allo 0,8%, è classificato come olio extra vergine di oliva.
Se presenta una pur minima quantità di difetto ma l’acidità è inferiore al 2%, si ha l’olio vergine di oliva. Se i difetti qualitativi sono marcati e l’acidità supera il 2%, l’olio viene declassato come “lampante” e rilavorato fino ad ottenere olio raffinato. Con l’aggiunta di un’esigua percentuale di olio extra vergine, diviene olio di oliva.
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"Non voglio essere alla merce delle mie emozioni. Voglio usarle, goderle, e dominarle".
(Ci vediamo nel prossimo capitolo)
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