Educational Tour Salento - Il Gusto della Cultura
giugno 30, 2018
Perché ogni vero viaggio presuppone la disponibilità ad accettare l’imprevisto, qualunque esso sia, anche quello di non sapere più di preciso chi si era prima di partire.
Poggiardo: il mercato (uno dei più grandi della Puglia) affonda le sue radici nel Rinascimento, quando non solo le arti e le scienze, ma anche le condizioni finanziarie ed economiche delle popolazioni, in generale, si risvegliarono.
Nel secolo del Barocco il mercato di Poggiardo è molto affermato e frequentato dalla popolazione di tutti i paesi vicini e, talvolta, anche lontani.
Nel Settecento progredisce ancora e “ Poggiardo è la migliore terra di tutta la diocesi, con mercato in ogni settimana, il migliore di tutti quanti, che vi sono in quest’angolo della Provincia…con numeroso concorso”, come si legge nella Petizione di Mons. Duca al Re di Napoli per il trasferimento della Regia Università degli Studi da Castro a Poggiardo – Anno 1798.
Nell’ottocento il mercato è frequentatissimo.
I commercianti vengono da lontano.
Lo scrittore Cosimo De Giorgi nella Coreografia fisica e descrittiva della Provincia di Lecce (1897) descrive il mercato di Poggiardo con piacere.
Il mercoledì, giorno di mercato, “la vasta piazza Umberto è stivata di proprietari e di contadini che vengono da paesi anche lontani, a vendere i loro prodotti; i merciaiuoli ambulanti mettono in mostra telerie, nastri, stringhe e tanti altri ninnoli che aguzzano l’appetito dei baccelloni e gli oziosi vi accorrono per far l’ora del desinare”.
Il sole scottante, i pantaloncini tanto attesi,occhiali da sole e la famosa pagliarella atti ad affrontare una nuova esperienza nella terra dello stupore;prerogative fondamentali per un blogger che ,attraverso la fotografia racconta di esperienze uniche,vissute sulla propria pelle e soprattutto in un posto che ama;
ho difatti apprezzato del mercato il senso del "vecchio" che ritorna mondano, tutti noi siamo abituati al mercato di cibo,pesce fresco,verdure e quant'altro ma in Puglia oltre a ciò diventa simbolica l'uscita settimanale dei cittadini che approfittano dell'evento mondano per rincontrarsi dopo settimane e raccontarsi,tra un cocomero e un paio di scarpe di cuoio le loro recenti avventure.
Esperienze di Vita:
in assoluto mi ha commosso lo scenario di un vecchietto,infastidito dal sole ma che con grazia e molta calma beve il suo caffè al solito bar,prende le chiavi di casa,la lista della spesa e armato di un fazzollettino bianco e l'aiutante bastone di legno consumato e un pò sporco si allunga al mercato del paese e rincasare per il pranzo; la felicità,la spontaneità e la semplicità sono valori così belli e profondi che a vederli regalano uno spettacolo di vita pazzesco.
L'arte iè ciardìne: ce non accuègghie la sère, accuègghie la matìne
L'arte è giardino: se non raccogli la sera raccogli il mattino.
Laboratorio di Carta pesta: la storia di Antonio Papa.
A Surano, non molto distante da Poggiardo esiste un piccolo e tranquillo borgo in cui ho conosciuto una persona piacevole e molto dilettevole;
Antonio ama definirsi uno scultore d'altri tempi: semplice e creativo passa ore nel suo laboratorio tra matite,pennarelli,carta,tempere e volti da immortalare.
La sua passione inizia con i ritratti: il suo obiettivo infatti risiede nella volontà di voler riprodurre le fattezze umane ma soprattutto una determinata emozione che il volto umano ,solamente è in grado di riprodurre.
Da qui poi,ne consegue l'inventiva nel produrre statue di carta pesta affascinanti e colorate,ceramiche prestigiose e oggetti di culto memorabili.
Giurdignano :
la Tradizione è il Pane dell'Anima.
Salvatore Protopapa è il fornaio, un uomo dedito con amore a questa attività da circa 40 anni.
L’esperienza gli ha insegnato a selezionare e a miscelare le migliori farine, ricavate dal grano che viene coltivato nell’azienda agricola di famiglia e dagli agricoltori del territorio circostante.
Così come le massaie del settecento, prima dell’ alba, Protopapa inizia a lavorare il pane, con le sue mani dà le forme volute (tonde, a treccia, a filoncino, a tarallo). Quando la forma è pronta, viene lasciata crescere (lievitare) per circa un’ora e mezza.
L’ antico forno a legna fa il resto e rende quel bel pane profumato e ricco di sapore. Il fuoco è alimentato esclusivamente da legno d’ulivo e la fiamma è in una fornace, separata dal piano di cottura in modo tale che le ceneri e il fumo non raggiungano il pane.
La cottura, data dalla base in pietra del forno, permette al pane di poter durare anche più di una settimana e alla biscotteria di conservarsi per mesi, mantenendo inalterata fragranza e caratteristiche organolettiche.
La continua ricerca ha fatto sì che il Panificio vanti un’esposizione di oltre settanta prodotti diversi, tutti caserecci, così come vuole la tradizione salentina; tra i più noti il pane pugliese di grano duro, il pane di semola e il pane tipo puccia.
Le puccette, alle olive e alla pizzaiola, sono una bontà unica.
L’esperienza gli ha insegnato a selezionare e a miscelare le migliori farine, ricavate dal grano che viene coltivato nell’azienda agricola di famiglia e dagli agricoltori del territorio circostante.
Così come le massaie del settecento, prima dell’ alba, Protopapa inizia a lavorare il pane, con le sue mani dà le forme volute (tonde, a treccia, a filoncino, a tarallo). Quando la forma è pronta, viene lasciata crescere (lievitare) per circa un’ora e mezza.
L’ antico forno a legna fa il resto e rende quel bel pane profumato e ricco di sapore. Il fuoco è alimentato esclusivamente da legno d’ulivo e la fiamma è in una fornace, separata dal piano di cottura in modo tale che le ceneri e il fumo non raggiungano il pane.
La cottura, data dalla base in pietra del forno, permette al pane di poter durare anche più di una settimana e alla biscotteria di conservarsi per mesi, mantenendo inalterata fragranza e caratteristiche organolettiche.
La continua ricerca ha fatto sì che il Panificio vanti un’esposizione di oltre settanta prodotti diversi, tutti caserecci, così come vuole la tradizione salentina; tra i più noti il pane pugliese di grano duro, il pane di semola e il pane tipo puccia.
Le puccette, alle olive e alla pizzaiola, sono una bontà unica.
Le verdure, gli ortaggi, l’ olio d’oliva e le farine utilizzate nei diversi “impasti” sono interamente prodotte nella propria azienda agricola.
La massaia, prima dell’alba, dava la forma voluta (tonda, a treccia, a tarallo) all’impasto gonfio e ben lievitato che, già la sera prima, aveva preparato nella mattra con farina, acqua, sale e lievito.
Il carretto del fornaio, trainato a mano, non la coglieva mai impreparata: i pani erano sempre pronti al trasporto, disposti in ordine sulle apposite tavole e coperti dagli immancabili panni di tela bianca.
Tutta la famiglia, vicinato compreso, partecipava ai preparativi e, quando con la luce del giorno si diffondeva nel vico il buon profumo del pane appena sfornato, era festa per tutti: per la famiglia, la cui madia per un po’ sarebbe stata piena, per parenti e vicini che, secondo l’uso dello scambio reciproco, quel giorno avrebbero gustato pane fresco.
A metà settecento a Giurdignano accanto al panificio era situato un piccolo mulino, fattore importante nella produzione. L’intero processo era svolto in un unico sito.
Otranto,la città del Sole.
La Storia:
Le immediate vicinanze di Otranto erano abitate probabilmente già dal Paleolitico, certamente dal Neolitico; la città fu poi popolata dai Messapi (di cui nel 1995 sono state scoperte le mura e una porta della città), stirpe che precedeva i Greci, quindi - conquistata da costoro - entrò nella Magna Grecia e, ancora, cadde nelle mani dei Romani, diventando presto municipio.
Nel periodo romano, Otranto era una delle città marinare più importanti della Puglia. Il lavoro mercantile e di artigianato locale era molto fiorente, soprattutto nella lavorazione della porpora e dei tessuti. Era presente a Otranto una comunità ebraica e ciò fa capire l'importanza commerciale che il centro poteva avere e che andava oltre alle isole Ionie.
Prima che Otranto diventasse colonia romana, esisteva già una complessa rete viaria che metteva in comunicazione la cittadina con il resto del Salento e con la Puglia in genere. I Romani non fecero altro che rinforzarla, introducendola nelle loro arterie di comunicazione. A Otranto rimangono ancora delle testimonianze del passaggio dei Romani: due basi di marmo con epigrafe latina, risalenti al II secolo, che riconducono agli imperatori Lucio Aurelio Vero e Marco Aurelio Antonino. Nel 162 la città chiese e ottenne di battere moneta e fu così che venne aperta una zecca, rimasta attiva sino al II secolo d.C. Pian piano il porto di Otranto divenne sempre più importante, superando anche quello di Brindisi. Tale realtà non fece altro che consolidarsi in epoca paleocristiana.
Intitolata a Santa Maria Annunziata, la cattedrale fu edificata sotto la dominazione normanna e ultimata nel XII secolo. Sorge sui resti di un villaggio messapico, di una domus romana e di un tempio paleocristiano, ed è stata consacrata il 1º agosto 1088 durante il papato di Urbano II. Fortemente rimaneggiata in seguito alle devastazioni turche del 1480, conserva all'interno un capolavoro dell'arte musiva medievale. Realizzato tra il 1163 e il 1165 e firmato dal monaco Pantaleone, il mosaico, che si estende lungo le tre navate, il transetto e l'abside, presenta un maestoso Albero della Vita con temi tratti dall'Antico Testamento, dai vangeli apocrifi, dai cicli cavallereschi e dal bestiario medievale.
Nella cattedrale sono inoltre conservate le reliquie dei Santi martiri di Otranto.
Consapevolezze:
ho adorato immensamente Otranto per la bellezza dei luoghi in essa nascosti,per i piccoli borghi in pietra, per il lungo mare cristallino e da copertina; un'estasi immensa di piacere che fa fatica a sparire: i bambini nell'acqua che si bagnano,un vecchio che legge un giornale all'ombra,i turisti che immortalano un evento perfetto e chi come me cerca di mettere bene a fuoco ogni attimo vissuto in quel luogo per non scordare tutto ciò che ricorderà per tutta la vita.
Una città che non avevo mai visitato e che ha regalato magia e tenerezza. Tanta.
Cava di Bauxite,prima di Otranto.
La bauxite è una roccia sedimentaria di colore rosso cupo da cui si estrae l’alluminio. Si tratta di un minerale presente in Puglia e che, in passato, veniva estratto a scopo commerciale. La miniera all’aperto a sud di Otranto, in particolare, è stata attiva dal 1940 al 1976: è stata dismessa ed abbandonata e la natura ha deciso di crearne uno spettacolo di colori.
L’impatto visivo è impressionante: un ecosistema lacustre in cui il verde acido delle acque salmastre incontra la vegetazione, mentre il rosso della bauxite cozza col blu del cielo.
Altra bellissima scoperta che ho avuto il piacere di esplorare durante il mio tour: un'emozione ben salda e mistica ha pervaso ogni cellula del mio corpo,quando avvicinandomi alla cava mi sono sentito onnipotente, forte, consapevole di quanto maestosa e docile sia la natura nel regalarti scenari da favola e immensi: un posto che vale la pena visitare almeno una volta nella vita.
Azienda di olio e vino Rizzello:
L'azienda Rizzello si trova nel cuore del Salento, 40 km a Sud di Lecce, nella città di Spongano.
Storicamente la zona è stata abitata da millenni da una popolazione sostanzialmente autoctona , che ha assorbito le influenze delle varie dominazioni succedutesi a cominciare dai Normanni nel XII sec. , fino alla casata dei Baroni Bacile di Castiglione , gli ultimi signori feudatari vissuti nel XIX secolo.
In quest'epoca , la famiglia Rizzello si avvicina alla cultura dell'olio e del vino ,cominciando a produrne piccole quantità , e trasmettendo il sapere di padre in figlio.
La volontà di non perdere quasi cento anni di passione per la propria terra, ha portato gli attuali Rizzello , a fondare l'azienda nel 1989.
Tra i vini di produzione aziendale troviamo:
- Donna Teresa
- Vino selezionato da
- Guida Buon gusto di Puglia e Basilicata - Ed 2016-17
- Denominazione: Salento DONNA TERESA Rosato
- Uve: Negroamaro 85%, Malvasia nera 15%
- Caratteristiche del terreno: Terreno calcareo di medio impasto
- Sistema di allevamento: Alberello pugliese
- Colore: Rosa corallo, carico e brillante
- Profumo: Elegante, morbido e persistente
- Sapore: Asciutto con sentori di petali di rosa
- Abbinamenti Gastronomici: Indicato con antipasti, minestre, carni bianche e formaggi freschi.
- Amalè Bianco
- Denominazione: AMALE’, Bianco frizzante
- Uve: Malvasia bianca 100%
- Caratteristiche del terreno: Terreno argilloso
- Sistema di allevamento: Alberello
- Affinamento del vino: Fermentato in autoclave a bassa temperatura
- Colore: Giallo paglierino
- Profumo: Delicatamente aromatico al naso
- Sapore: Al gusto è secco e frizzante,di gradevole freschezza e sapidità
- Abbinamenti Gastronomici: Ottimo come aperitivo, suggerito su primi piatti a base di pesce e frutti di mare
- Va servito ad una temperatura di circa 7° - 8° C
- Grado alcolico 11+1% vol.
- Bottiglia vetro ml 750
Degustazione:
- antipasto misto : verdure grigliate,crema di pomodoro rosso con crostino aromatizzato,pizza di uova e zucchine,bruschetta con patè di olive nere,pesto di piselli,nduja e menta,pizza con peperoni rossi e gialli e bruschetta al pomodoro.
E a proposito di tradizioni, a Spongano lo spumone è quello di Totò.
Siamo nell’entroterra del basso Salento, in un borgo molto caratteristico e ricco di tipicità e di racconti. Nella piazza centrale si trova il Bar Vittoria, storico locale del paese famoso per la lavorazione artigianale di questo delizioso gelato.
La famiglia Alemanno lo produce sin dal 1950, ed ora sono i figli di Totò, Umberto e Fausto a portare avanti il suo laboratorio. A dire il vero quello di Totò è particolare, un po’ diverso rispetto agli altri spumoni classici, che molti considerano unico: ciò che fa la differenza è una dolce spuma bianca all’esterno, che non indurisce nel freezer e la cui ricetta viene mantenuta segreta. Un “fuori tradizione” è rappresentato anche dal ripieno delle versioni al pistacchio e al cioccolato fondente, nei quali viene inserito il croccantino, mentre negli altri gusti permane quello del pan di Spagna imbevuto di liquore Strega e canditi.
Il Bar Vittoria propone anche altre specialità, dai bellissimi Minou, bocconcini “un po’ gelato un po’ bijoux”, ai sorbetti senza lattosio. L’anno scorso molto apprezzato è stato quello al fico d’india e fichi, mentre la novità dell’estate 2017 sarà, in anteprima, quello al finocchietto e zenzero.
La signora Letizia dedica ogni anno devozione e duro lavoro al suo bar curandone anche l'aspetto estetico: " quando non lavoro al bar amo andare al mare con mia figlia,godermi il sole per rilassarmi e se noto delle antiche reliquie in spiaggia,mi piace raccoglierle e creare dei dettagli per decorare il mio bar"; il Bar Vittoria è un vulcano di dolcezza storica in cui risiede passione,prestigio e cura dei dettagli e si afferma tra i più noti bar del paese in cui i turisti di tutto il mondo amano tornare due volte l'anno: all'andata delle vacanze e al ritorno prima di ripartire per non dimenticare la dolcezza del Salento.
Frantoio Ipogeo di Spongano:
l’Ipogeo di Palazzo Bacile ospita eventi culturali di diverse forme ed espressioni di creatività che in questo luogo ricco di storia trovano relazione e creano dialogo: esposizioni d’arte, rappresentazioni musicali e teatrali, rassegne letterarie.
Il frantoio come custode dell’anima di Spongano, torchio di molitura, luogo di sperimentazione e di raccolta delle idee racchiuse nella stessa terra.
"Camminando nel frantoio ricco di storia, tra le ombre e le volte dolcemente illuminate, ci è sembrato di attraversare la pancia di una nave. E’ forse da qui che deriva la parola Nachìro, dal greco “padrone, conduttore della nave” nonché colui che dirigeva tutti i lavori del frantoio.
"Camminando nel frantoio ricco di storia, tra le ombre e le volte dolcemente illuminate, ci è sembrato di attraversare la pancia di una nave. E’ forse da qui che deriva la parola Nachìro, dal greco “padrone, conduttore della nave” nonché colui che dirigeva tutti i lavori del frantoio.
E da qui “Nachìria – idee ipogee”, una nave di idee, perché tutti noi siamo nachìri: chi ha deciso di restare, di prendere in mano il proprio timone, cambiare rotta e tornare in Salento dedicando tutto il proprio tempo. Proprio come Bacile, che con “intraprendenza, impegno e intuizione” trasformò per primo il suo frantoio, lo rese funzionale e ne ricavò un olio buono, un’innovazione all’epoca.
Sulle sue orme oggi Fabio Bacile immagina lo stesso frantoio come “contenitore culturale” e gli da forma passo dopo passo, una sfida per nuovi nachìri.
Menhir Salento,Stile e Diversità in Cucina:
Con estrema felicità sono ritornato nel posto che avevo lasciato lo scorso Febbraio in cui ho ritrovato la stessa meraviglia e lo stesso fascino che la cucina di quel posto ha saputo donarmi:
le cantine Menhir rappresentano per me un fascino famelico a dir poco sconvolgente: l'obiettivo principale del ristorante è dare un approccio creativo e sostanziale ai propri commensali in cui si dà ampio spazio alla storia dei vigneti di Minervino e conseguentemente alla degustazione di vini pregiati tra cui il rosato Novementi come esperienza sensoriale unicamente perfetta.
Pranzo e Degustazione:
- spuma di caciotta di capra con friggitelli e polvere di olive
- braciola di carne su letto di polenta fritta e crema di caciocavallo
- mandorle caramellate
In Abbinamento:
MENHIR SALICE SALENTINO DOC RISERVA
- Colore: rubino brillante
- Bouquet: frutta rossa, cacao e cuoio
- Gusto: morbido con finale di liquirizia
- Abbinamenti: ragù di carni rosse, salumi con parte grassa (lardo, guanciale e pancetta) e formaggi di media stagionatura
REGIONALE: Agnello allo spiedo con cicorielle selvatiche
- Vitigno: 80% negroamaro 20% malvasia
- Grado alcolico: 14°
NOVEMENTI ROSATO
- Colore: ciliegia con riflessi violacei
- Bouquet: lampone, caramella bon bon
- Gusto: frutta rossa e basilico
- Abbinamenti: zuppe di legumi, formaggi di breve stagionatura, zuppe di pesce, carni bianche alla griglia o al forno, mortadella e salami
REGIONALE: fave e cicorie
- Vitigno: 100% negroamaro IGP Salento
- Grado alcolico: 12°
NUMERO 0
- Colore: rubino con riflessi violacei
- Bouquet: fragola, mora e lampone
- Gusto: fresco, vinoso e leggermente astringente
- Abbinamenti: zuppe di legumi e carne cotte in pignata, sughi rossi e carni stufate
REGIONALE: panino con la zampina
- Vitigno: 100% Negroamaro IGP Salento
- Grado Alcolico: 14°
PIETRA
- Colore: rubino intenso
- Bouquet: ribes, cannella e menta
- Gusto: caldo leggermente astringente
- Abbinamento: salumi affumicati, sughi rossi e formaggi a pasta dura affinati in foglie ed erbe
REGIONALE: canestrato alla griglia
- Vitigno: 60% Primitivo 40% susumaniello
- Grado alcolico: 15,5°
Dolmen: Storia e Cultura nel Salento
Per poter stringere in un unico grande abbraccio tutto il Salento, non è sufficiente conoscerne la storia, ma bisogna risalire alla sua preistoria, precisamente al IV millennio a.C., periodo stimato di nascita dei dolmen.
Si tratta di monumenti megalitici, costituiti da blocchi di pietra, e non è un caso, perciò, che il termine, di origine bretone, significhi “tavola di pietra larga”.
In particolare, la loro architettura prevede delle pietre, o delle pile di pietre, disposte verticalmente che sorreggono una o più coperture orizzontali, quest'ultime (pare) giustificate dalla necessità di far divieto agli animali selvatici d'ingresso nelle celle funerarie. Infatti, la funzione dei dolmen, è sempre stata quella di tombe collettive e riutilizzabili nel tempo: prove lampanti che affermano questa ipotesi sono i ritrovamenti di numerosi resti umani e materiali di epoche differenti. Ciò contrariamente alle credenze popolari che li additavano come altari pagani o simboli propiziatori della fecondità.
Sensazioni:
Per immergersi in un’altra vita, per conoscere se stessi attraverso gli altri, per scoprirsi esseri dalle doti inimmaginabili.
La destinazione, infatti, non è sempre così fondamentale: pare che, quando si prenota un viaggio, quello che si desidera è interporre chilometri tra casa propria e un luogo qualunque, probabilmente per quella bramosia innata di conoscenza che non ha confini.
E proprio Dante Alighieri nella Divina Commedia dona al viaggio tutta la sua portata di apertura mentale, di abbandono, per poco o tanto tempo, di abitudini e chiusure al nuovo: “Fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”.
Inoltre pare che viaggiare consenta di raggiungere quella beatitudine tanto agognata: il viaggio è conoscenza, la conoscenza crea nuovi circuiti nel cervello, il cervello così stimolato raggiunge il benessere e il benessere interiore è l’apice della felicità.
Per me il viaggio è ricerca continua di un'assoluta imperfezione che dona al cuore emozione e speranza.
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#foodergointour
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